Castello di Stefanago
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Un po' di storia
Il castello di Stefanago – località oggi appartenente al comune di Borgo Priolo, ma storicamente legata al feudo di Fortunago – sorge su un poggio alla confluenza delle valli Coppa e Schizzola, a poco meno di 500 m.s.l.m.
È nominato per la prima volta nel 950 d.C., come parte del Comitato di Tortona (che comprende anche Fortunago, Staghiglione, Montepicco, Monteferra, Gravanago e Rocca Susella), retto dal marchese Oberto I (sec. X – 975), capostipite del casato dei Malaspina.
Con un diploma del 1164, Stefanago, insieme ad altri centri dell’Oltrepò, viene concesso al principato di Pavia dall’imperatore Federico Barbarossa (1122-1190). Contestualmente, Obizzo Malaspina, detto il Grande (sec. XI – 1185) si vede riconosciuti i territori posseduti in precedenza, tra i quali Stefanago, Fortunago e Gravanago.
Nel 1220, l’imperatore Federico II (1194-1250), nipote del Barbarossa, riconferma i citati possedimenti dei Malaspina con un privilegio.
Nel 1221, alla morte di Guglielmo Malaspina, a quel tempo signore della casata, l’antico territorio malaspiniano viene diviso tra il figlio Opizzino e il cugino Corrado, dando vita anche alla divisione stemmatica fra spino fiorito (Opizzino) e spino secco (Corrado). Il confine fra i due nuovi territori è il fiume Magra, che scorre in Toscana e Liguria, sfociando nel mar Ligure. I territori a destra del Magra (zona ligure, piemontese e lombarda) sono retti da Opizzino (spino fiorito); i territori alla sinistra del Magra (zona emiliana e toscana).
Nella sua storia il castello subisce diversi passaggi di mano; infatti già all’inizio del XIV secolo la signoria è della famiglia Corti, storica proprietaria, che nel 1317 emana gli Statuti di Stefanago, corpus legislativo che regola la vita e la condotta nel feudo (si approfondirà l’argomento nella parte finale).
Verso la fine del ’300 il castello viene acquistato dalla famiglia Dal Verme, che nel 1486 lo venderà, insieme al feudo, a Girolamo Riario, signore di Forlì e Imola. Nel 1487, Riario vende a sua volta il feudo a Bergonzo Botta di Pavia; nel 1527 l’imperatore Carlo V conferma la proprietà alla famiglia Botta, ma già nel 1546 i Botta vendono il feudo a Cesare Malaspina.
Il castello di Stefanago torna fra le proprietà malaspiniane e vi rimane fino al 1770 circa.
Nonostante i passaggi di mano citati, la famiglia Corti continua ad abitare il castello di Stefanago: abbiamo infatti testimonianze di lavori voluti da Giovanni Corti nel 1477 e sul tetto della torre è presente una campana in bronzo che reca il nome dei fratelli Matteo e Tommaso Corti, insieme a quello di una certa Caterina Spinola e alla data 1647 (durante il percorso, è possibile ammirare la campana). Inoltre, in alcuni documenti legali dell’anno 1700 la famiglia Corti è citata come residente al castello di Stefanago.
Nel 1713 l’Oltrepò passa sotto la dominazione austriaca. Trent’anni dopo, a seguito del trattato di Worms (1743), Maria Teresa d’Austria cede il vogherese, l’Oltrepò e il contado di Bobbio a Carlo Emanuele III di Savoia.
Nel 1752 tutti i feudatari del regno sabaudo sono obbligati a cedere la propria signoria; fra questi, anche i Malaspina, che però mantengono la proprietà del castello di Stefanago fino al 1770. In un momento imprecisato fra il 1770 e la metà dell’800, la proprietà del castello passa alla famiglia Rossi di Fortunago.
C’era una volta la famiglia Baruffaldi...
Il castello di Stefanago rimane di proprietà della famiglia Rossi fino agli anni ’40 dell’800, quando Carlo Baruffaldi (bisnonno della famiglia che ora abita il castello) lo acquista; ma la famiglia Baruffaldi era già presente al castello fra gli anni ’20 e ’30 dell’800 come affittuaria.
Carlo Baruffaldi era un imprenditore agricolo che possedeva varie aziende tra Voghera e Bressana. Le sue coltivazioni erano prevalentemente cerealicole (ma in parte anche leguminose, per la rotazione delle colture) e, per dare un’idea dell’importanza della sua attività, basti dire che riforniva di fieno e avena la III armata dell’esercito.
Nonostante l’importanza storica della torre, negli atti di vendita tra i Rossi e i Baruffaldi, essa ha poca rilevanza: maggior peso avevano il numero delle stalle, dei granai, delle case coloniche, che costituivano il vero valore di un’azienda agricola.
La famiglia Baruffaldi si interessa dunque a Stefanago per la passione, nonché professione agricola di Carlo, ma anche per l’interesse venatorio: la zona, allora assai ricca di zone boschive, era un ottimo territorio di caccia.
La produzione vitivinicola (a livello aziendale) di Stefanago comincia nei primi del ’900 con Giacomo Baruffaldi (figlio di Carlo), che è pure tra i fondatori della Cantina Sociale di Casteggio (1907). Grazie ai contatti con realtà vitivinicola francesi, Giacomo inizia la vinificazione in bottiglia, allora estranea alla tradizione produttiva italiana, in cui il vino era commerciato in botti. All’inizio del XX secolo la vinificazione in bottiglia si presenta come una novità e una grande possibilità commerciale per i produttori.
L’andamento dei terreni di Stefanago è sempre stato per lo più a mezzadria e, in qualche caso, ad affitto. Questo assetto perdura fino agli anni ’60-’70 del ’900, quando la famiglia Baruffaldi riprende la conduzione diretta dell’azienda.